Lontananza, problemi quotidiani, vite frenetiche e
difficoltà non allontanano le persone. I veri sentimenti quando non sono
coperti da scuse ma gestiti con volere non si spengono. Le persone le perdi
quando le deludi, quando le uccidi dentro e quando hanno ascoltato fin troppi
"non posso" al posto di sinceri "non voglio". (Silvia Nelli)
sabato 31 dicembre 2016
domenica 25 dicembre 2016
Feliz Navidad
Tanti auguri di buon Natale a te che sei sempre pronto a regalarmi un sorriso.
Tanta serenità, gioia ed emozioni vere, non solo per questo Natale, ma per tutti i giorni della tua vita. (A Febix96)
Tanta serenità, gioia ed emozioni vere, non solo per questo Natale, ma per tutti i giorni della tua vita. (A Febix96)
sabato 24 dicembre 2016
Io scelsi quella meno battuta...
“… Ci teniamo tutti ad essere
accettati, ma dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri, anche
se ad altri sembrano strani e impopolari, anche se il gregge può dire: “Non è
beeeene!”.
Come ha detto Frost: “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta ed è per questo che sono diverso… ”
(Frase
tratta dal film “L’ATTIMO FUGGENTE”)
Come ha detto Frost: “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta ed è per questo che sono diverso… ”
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lunedì 19 dicembre 2016
Dobbiamo staccarci dall’ego...
Se vogliamo trovare porte aperte nella
vita, dobbiamo staccarci dall’ego e lasciarci vivere in quel luogo divino
chiamato “Spirito”.
Ci sono quelle che Lao Tzu chiama Virtù, che sono quattro.
La prima è la riverenza verso la vita, cioè il rispetto. La seconda è la
sincerità, che è molto più dell’onestà. La terza è la gentilezza, che si
manifesta come disponibilità. E la quarta è il soccorso, che si manifesta
offrendoci agli altri.
Queste sono le quattro virtù che Lao Tzu ci chiede di
fare nostre.
(dal film “The Shift”, Il Cambiamento,
Wayne W. Dyer)
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sabato 17 dicembre 2016
Forse ti volevo già bene e non lo sapevo...
The Danube river - Budapest
Ti osservavo. Inconsciamente già desideravo la tua amicizia, ma non fui certo io a farla arrivare. Conoscenze ne avevo, però preferivo vivere il mio tempo diversamente suonando il piano o disegnando. Sapevo di tante storie che succedono nel nostro gruppo, storie di adolescenti senza tempo come oggi ne succederanno. Di te sapevo poco, di te parlavano tanto. A volte bene, a volte male. Forse ti volevo già bene e non lo sapevo, certo è che quella volta che ti sedesti vicino a me ne fui molto felice.
(tratto dal racconto "Amica" di Nadia Maria Mazzullo inserito nel libro "I racconti di Sabaudia")
Ti osservavo. Inconsciamente già desideravo la tua amicizia, ma non fui certo io a farla arrivare. Conoscenze ne avevo, però preferivo vivere il mio tempo diversamente suonando il piano o disegnando. Sapevo di tante storie che succedono nel nostro gruppo, storie di adolescenti senza tempo come oggi ne succederanno. Di te sapevo poco, di te parlavano tanto. A volte bene, a volte male. Forse ti volevo già bene e non lo sapevo, certo è che quella volta che ti sedesti vicino a me ne fui molto felice.
(tratto dal racconto "Amica" di Nadia Maria Mazzullo inserito nel libro "I racconti di Sabaudia")
sabato 3 dicembre 2016
Alzare la voce...
Nuwara Eliya, Sri Lanka
C'è gente, c'è tanta gente, che divide, che spacca, gli umori, finendo quasi per nutrirsi delle capacità di essere fazioso. Terribilmente amato o terribilmente detestato come - secondo alcuni - dovrebbe essere nella competizione. Perchè - sempre secondo alcuni - la competizione è sfida estrema, è scontro e non confronto. E' l'impossibilità di leggere, all'interno di un racconto, le sfumature che accompagnano e scandiscono le parole. Alzare la voce serve troppo spesso ad affermarsi, accentuare se stessi serve troppo spesso a credere di facilitare così la definizione di se stessi. E' vero invece il contrario. Alzare la voce serve, molto spesso, a non farsi ascoltare, proporre la parte di sè meno sfumata è l'anticamera di un dialogho interrotto. (tratto dall'articolo "Quell'uomo che vive nei racconti di papà" di Alessandro Vocalelli pubblicato su Corriere dello Sport il due dicembre 2016)
C'è gente, c'è tanta gente, che divide, che spacca, gli umori, finendo quasi per nutrirsi delle capacità di essere fazioso. Terribilmente amato o terribilmente detestato come - secondo alcuni - dovrebbe essere nella competizione. Perchè - sempre secondo alcuni - la competizione è sfida estrema, è scontro e non confronto. E' l'impossibilità di leggere, all'interno di un racconto, le sfumature che accompagnano e scandiscono le parole. Alzare la voce serve troppo spesso ad affermarsi, accentuare se stessi serve troppo spesso a credere di facilitare così la definizione di se stessi. E' vero invece il contrario. Alzare la voce serve, molto spesso, a non farsi ascoltare, proporre la parte di sè meno sfumata è l'anticamera di un dialogho interrotto. (tratto dall'articolo "Quell'uomo che vive nei racconti di papà" di Alessandro Vocalelli pubblicato su Corriere dello Sport il due dicembre 2016)
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mercoledì 16 novembre 2016
Le persone speciali.
Le cose vere della vita, non sono cose, sono persone speciali che entrano in punta di piedi nella tua anima ed iniziano a colorarla di emozioni.
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domenica 28 agosto 2016
Il vero amico non è mai fuori tempo...
Duomo e Torre di Pisa.
Esistono
tantissime forme di amore: una di queste è l’amicizia. E’
uno dei sentimenti più belli e più rari che esistano.
Si
usa dire: chi trova un amico trova un tesoro. Condivido appieno questa
espressione, perché non è affatto facile trovare il migliore amico. Molte volte
si confonde l’amicizia con la semplice simpatia oppure si cerca un appoggio per
superare situazioni difficili. E’ normale che gli amici debbano aiutarsi nei
momenti brutti; amicizia, però, è anche gioire insieme.
Non c’è, infatti, gioia più grande di quella condivisa con gli amici.
Non c’è, infatti, gioia più grande di quella condivisa con gli amici.
Ogni
momento trascorso con loro resterà per sempre nel cuore, non lo dimenticherai
mai. Ovunque ci si volga, il “vero” amico è sempre disponibile, non è mai fuori
tempo, non è mai noioso o pesante.
Il
migliore amico è colui che ti dice sempre la verità, che corregge i tuoi
difetti, ma nello stesso tempo apprezza i tuoi pregi. Il migliore amico è il
sole e la luna. Lacrime condivise e sorrisi a crepapelle. Il migliore amico è
la gioia di una vita. (Chiara)
domenica 14 agosto 2016
Non basta soffrire, bisogna anche capire.
La depressione è il rogo dell'anima, l'abisso della mente, il nubifragio della coscienza.
Tre volte sono precipitato in questa fossa dei serpenti. E' peggio della follia di cui, chi ne soffre, può anche non rendersi conto. Churchill, che ne soffrì negli anni terribili della guerra, la battezzò il "cane nero". Giuseppe Berto, ghermito da questa spaventosa piovra intorno ai quarant'anni, la racconto ne "il male oscuro". Montanelli, che ciclicamente ogni vent'anni ne fu assalito, piombava nella più cupa disperazione (una volta a Villa Borghese, durante una delle nostre abituali passeggiate mattutine, mi abbracciò e mi disse: "Stavolta, la faccio finita").
Furono grandi depressi bipolari, che alternavano stati di angoscia cosmica a un'euforia quasi goliardica.
Depressi, ci trasformiamo, diventiamo altri. Viviamo struggendoci apparentemente senza motivo, un travaglio implacabile e senza fine. Tutto ci sembra perduto, tutto ci sembra inutile, tutto sembra infierire contro di noi. Ci specchiamo in noi stessi: solo vetri infranti. La paura ci invade. ci tormenta, ci tortura, ci stritola e non sappiamo perchè.
Cosa abbiamo fatto? Perchè ci è stata inflitta una punizione così crudele? Perchè? Il rovello non ci risparmia, psicomatizzandosi. Mali immaginari fanno da funesto corteo allo smarrimento dell'anima, che non sa più a chi chiedere soccorso. "La volontà - mi esortava mia moglie, mi esortavano gli amici - tendila fino all'ultimo palmo. E' un'arma infallibile. Ti aiuta a sconfiggere il "male oscuro", a domare il "cane nero".
Illusione. La volontà è malata, la più colpita da quel furore panico che ti flagella, incide nella tua mente gli aculei più sottili, più subdoli, quei pungoli che ti fanno urlare: "Basta, basta, non ne posso più. Voglio anch'io morire come Zweig, Koestler, Virginia Wolf, Hemingway, Jack London, Cesare Pavese, Primo Levi e tanti altri scrittori, artisti, scienziati".
Perchè non la fai finita? Ci vuole coraggio per farla finita. Non è un gesto di debolezza sopravvivere. Tu te ne rendi conto, e anche se questo coraggio ce l'hai, non ti spari, non t'impicchi, non ti butti dalla finestra, non t'imbottisci di Rembutal come Marilyn Monroe. Eppure, spezzando con le cesoie che ti offre Atropo, potresti uscire, uscire per sempre dal tenebroso tunnel.
A me questo coraggio è mancato. O, forse, mi è venuta meno la forza di alzarmi dalla poltrona dove, fissando il vuoto, intrattenendomi dalla mattina alla sera con gli spettri equivoci sfuggenti di quell'inferno immaginario che era dentro di me, mi investiva con le sue fiamme, mi ustionava con le sue braci. Basta, basta, basta! Che senso ha la vita se il prezzo è questo: un prezzo spropositato che non sarò mai in grado di pagare. Due soli medici possono lanciarti un'ancora di salvezza: lo psichiatra e il tempo.
La depressione non dimentichiamolo, ha spesso una matrice biochimica: un deficit di serotonina (un neurotrasmettitore vitale). Se non la reintegri subito con un farmaco ad hoc, dal vicolo cieco non esci come chi ha il diabete dovrà ricorrere all'insulina. Il tempo è un grande medico. Abbiate fiducia in lui, prima o poi farà il miracolo e voi tornerete come prima, meglio di prima.
Sappiate, sappiate tutti, anche i più nichilisti, che dalla depressione si viene fuori, si esce sempre. E' un male come tanti, ma diverso dagli altri: più insidioso e perfido. Non perdetevi mai d'animo, anche se l'animo sembra annientato dall'angoscia. Date un ordine spartano alla vostra vita e non sgarrate. Alzatevi sempre alla stessa ora, coricatevi sempre alla stessa ora. Se vi è possibile, fate lunghe passeggiate, meglio se sotto gli occhi della natura, da cui ogni linfa benefica sgorga. Se ci riuscite, leggete.
Le "Lettere di Lucilio" di Seneca vi saranno di immediato aiuto. Fatene tesoro, mi ringrazierete. Non dimenticate che tutto quello che succede, che ci succede ha una ragione. Alla resa dei conti, che puntualmente scandiscono la nostra esistenza, riscuoterete la mercede di tanta sofferenza.
(articolo di Roberto Gervaso pubblicato nella rubrica A tu per tu del Messaggero di agosto 2016)
Tre volte sono precipitato in questa fossa dei serpenti. E' peggio della follia di cui, chi ne soffre, può anche non rendersi conto. Churchill, che ne soffrì negli anni terribili della guerra, la battezzò il "cane nero". Giuseppe Berto, ghermito da questa spaventosa piovra intorno ai quarant'anni, la racconto ne "il male oscuro". Montanelli, che ciclicamente ogni vent'anni ne fu assalito, piombava nella più cupa disperazione (una volta a Villa Borghese, durante una delle nostre abituali passeggiate mattutine, mi abbracciò e mi disse: "Stavolta, la faccio finita").
Furono grandi depressi bipolari, che alternavano stati di angoscia cosmica a un'euforia quasi goliardica.
Depressi, ci trasformiamo, diventiamo altri. Viviamo struggendoci apparentemente senza motivo, un travaglio implacabile e senza fine. Tutto ci sembra perduto, tutto ci sembra inutile, tutto sembra infierire contro di noi. Ci specchiamo in noi stessi: solo vetri infranti. La paura ci invade. ci tormenta, ci tortura, ci stritola e non sappiamo perchè.
Cosa abbiamo fatto? Perchè ci è stata inflitta una punizione così crudele? Perchè? Il rovello non ci risparmia, psicomatizzandosi. Mali immaginari fanno da funesto corteo allo smarrimento dell'anima, che non sa più a chi chiedere soccorso. "La volontà - mi esortava mia moglie, mi esortavano gli amici - tendila fino all'ultimo palmo. E' un'arma infallibile. Ti aiuta a sconfiggere il "male oscuro", a domare il "cane nero".
Illusione. La volontà è malata, la più colpita da quel furore panico che ti flagella, incide nella tua mente gli aculei più sottili, più subdoli, quei pungoli che ti fanno urlare: "Basta, basta, non ne posso più. Voglio anch'io morire come Zweig, Koestler, Virginia Wolf, Hemingway, Jack London, Cesare Pavese, Primo Levi e tanti altri scrittori, artisti, scienziati".
Perchè non la fai finita? Ci vuole coraggio per farla finita. Non è un gesto di debolezza sopravvivere. Tu te ne rendi conto, e anche se questo coraggio ce l'hai, non ti spari, non t'impicchi, non ti butti dalla finestra, non t'imbottisci di Rembutal come Marilyn Monroe. Eppure, spezzando con le cesoie che ti offre Atropo, potresti uscire, uscire per sempre dal tenebroso tunnel.
A me questo coraggio è mancato. O, forse, mi è venuta meno la forza di alzarmi dalla poltrona dove, fissando il vuoto, intrattenendomi dalla mattina alla sera con gli spettri equivoci sfuggenti di quell'inferno immaginario che era dentro di me, mi investiva con le sue fiamme, mi ustionava con le sue braci. Basta, basta, basta! Che senso ha la vita se il prezzo è questo: un prezzo spropositato che non sarò mai in grado di pagare. Due soli medici possono lanciarti un'ancora di salvezza: lo psichiatra e il tempo.
La depressione non dimentichiamolo, ha spesso una matrice biochimica: un deficit di serotonina (un neurotrasmettitore vitale). Se non la reintegri subito con un farmaco ad hoc, dal vicolo cieco non esci come chi ha il diabete dovrà ricorrere all'insulina. Il tempo è un grande medico. Abbiate fiducia in lui, prima o poi farà il miracolo e voi tornerete come prima, meglio di prima.
Sappiate, sappiate tutti, anche i più nichilisti, che dalla depressione si viene fuori, si esce sempre. E' un male come tanti, ma diverso dagli altri: più insidioso e perfido. Non perdetevi mai d'animo, anche se l'animo sembra annientato dall'angoscia. Date un ordine spartano alla vostra vita e non sgarrate. Alzatevi sempre alla stessa ora, coricatevi sempre alla stessa ora. Se vi è possibile, fate lunghe passeggiate, meglio se sotto gli occhi della natura, da cui ogni linfa benefica sgorga. Se ci riuscite, leggete.
Le "Lettere di Lucilio" di Seneca vi saranno di immediato aiuto. Fatene tesoro, mi ringrazierete. Non dimenticate che tutto quello che succede, che ci succede ha una ragione. Alla resa dei conti, che puntualmente scandiscono la nostra esistenza, riscuoterete la mercede di tanta sofferenza.
(articolo di Roberto Gervaso pubblicato nella rubrica A tu per tu del Messaggero di agosto 2016)
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mercoledì 10 agosto 2016
Convivere le malinconie e le inquietudini...
Porticato del Tempio Indu Naguleshwaram of Jaffna Jaffna-Keerimalai-Sri-Lanka.
Capita che sfiori la vita di qualcuno, ti innamori e decidi che la
cosa più importante è toccarlo, viverlo, convivere le malinconie e le
inquietudini, arrivare a riconoscersi nello sguardo dell’altro, sentire che non
ne puoi più fare a meno… e cosa importa se per avere tutto questo devi aspettare
cinquantatre anni sette mesi e undici giorni notti comprese?
(Gabriel García Màrquez, L’amore ai tempi del colera)
(Gabriel García Màrquez, L’amore ai tempi del colera)
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sabato 16 luglio 2016
Respira la luce dell’alba...
Ganden Monastery.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare. Apprendi
dagli audaci, dai forti, da chi non accetta compromessi, da chi vivrà malgrado
tutto. Alzati e guarda il sole nelle mattine e respira la luce dell’alba.
Tu
sei la parte della forza della tua vita. Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita.
Non pensare mai al destino, perché il destino
è il pretesto dei falliti.
(Pablo Neruda)
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domenica 10 luglio 2016
Rifiutarsi di amare...
"Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire."
(Jim Morrison)
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sabato 18 giugno 2016
E a quel punto feci una pazzia...
Recife, capitale dello Stato di Pernambuco, Brasile.
“Quante volte nella vita accadono cose che non ti aspetti, cose che nemmeno desideri che accadano. E accadde… E mi sentii fortunato e sfortunato al tempo stesso.
Avevo sbagliato valigia e, visto il contenuto, non c’era alcun dubbio sul proprietario… David. Era la sua valigia. E a quel punto feci una pazzia, tirai fuori dalla valigia i suoi indumenti e, piano piano, senza sapere perché, iniziai a indossare quegli abiti che conoscevo a memoria…"
(dal libro di Albert Espinosa "La notte in cui ci siamo ascoltati")
“Quante volte nella vita accadono cose che non ti aspetti, cose che nemmeno desideri che accadano. E accadde… E mi sentii fortunato e sfortunato al tempo stesso.
Avevo sbagliato valigia e, visto il contenuto, non c’era alcun dubbio sul proprietario… David. Era la sua valigia. E a quel punto feci una pazzia, tirai fuori dalla valigia i suoi indumenti e, piano piano, senza sapere perché, iniziai a indossare quegli abiti che conoscevo a memoria…"
(dal libro di Albert Espinosa "La notte in cui ci siamo ascoltati")
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giovedì 16 giugno 2016
Rispetta la vita...
"Avevo appena sette anni quando la passione del gioco mi conquistò. Una passione che io ho sempre chiamato "vita". Vita d'azzardo. Ma in fondo, piccolo Dani, cos'è la vita, se non un azzardo?"
Risposi con un lieve cenno di assenso. Non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo: nei suoi occhi sfiniti brillava ancora la passione.
Una volta cresciuto, cominciai anch'io a giocare a poker. Ma era il gioco di mio padre, e non sarei mai stato più bravo di lui. Mi aveva insegnato tutto, ma io non sono mai diventato un asso.
Cuori, quadri, fiori e picche erano la sua passione, non la mia.
Mi aveva insegnato una regola di base, valida per qualunque gioco: "Scommetti solo quello che non ti serve. E' fondamentale per evitare di rovinarti la vita, e di rovinarla a quelli che hai accanto. Rispettala sempre, sempre!" mi raccomandava.
(dal romanzo di Albert Espinosa, "Se mi chiami mollo tutto... però chiamami")
Risposi con un lieve cenno di assenso. Non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo: nei suoi occhi sfiniti brillava ancora la passione.
Una volta cresciuto, cominciai anch'io a giocare a poker. Ma era il gioco di mio padre, e non sarei mai stato più bravo di lui. Mi aveva insegnato tutto, ma io non sono mai diventato un asso.
Cuori, quadri, fiori e picche erano la sua passione, non la mia.
Mi aveva insegnato una regola di base, valida per qualunque gioco: "Scommetti solo quello che non ti serve. E' fondamentale per evitare di rovinarti la vita, e di rovinarla a quelli che hai accanto. Rispettala sempre, sempre!" mi raccomandava.
(dal romanzo di Albert Espinosa, "Se mi chiami mollo tutto... però chiamami")
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martedì 14 giugno 2016
Il momento della prova...
Ma la cosa era durata poco perchè era giunto il momento della prova, il momento del salto verso la gloria. Se avessi segnato quel gol da porta a porta sarei entrato nell'èlite. E invece l'avevo sbagliato, l'allenatore mi aveva dato un'altra opportunità e avevo sbagliato di nuovo, poi avevo sbagliato un'altra volta e un'altra ancora. Avevo calciato venticinque palloni e nessuno si era neanche avvicinato ai pali o alla traversa...
In cortile era sceso il buio, era inverno, faceva freddo e io ero rimasto lì da solo, solo con il pallone; l'avevo calciato per un'ultima volta e questo giro la palla era entrata in rete, ma ormai non c'era più nessuno a vedere, non c'era più nessuno che potesse saltarmi a cavalcioni, non c'era più nessuno da annusare... Ero rientrato nello spogliatoio.
(brano tratto dal romanzo di Albert Espinosa, "La notte in cui ci siamo ascoltati")
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lunedì 6 giugno 2016
Era ampio l'arco teso...
Il cammino per accostarsi alla meta fu di una lentezza estrema. Passarono mesi, prima che fosse possibile anche solo attaccare seriamente il discorso e giungere ad una discussione sostanziale. Tanto erano lontani l'uno dall'altro, nonostante tutta la loro amicizia, tanto era ampio l'arco teso fra di loro! Un veggente e un cieco: così camminavano a fianco; e se il cieco ignorava la sua cecità, il sollievo era solo suo.
(brano tratto dal romanzo di Hermann Hesse "Narciso e Boccadoro")
(brano tratto dal romanzo di Hermann Hesse "Narciso e Boccadoro")
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martedì 31 maggio 2016
Non pretendere troppo dagli altri...
Non pretendere troppo dagli altri. A tutti si può chiedere di migliorare, ma a nessuno si può chiedere di diventare un'altra persona.
domenica 22 maggio 2016
Lascia che ci sia dolore...
Chi afferma che la vita non ha alcun significato, che non vale la pena di viverla, non ha mai conosciuto l’amore. Parlando così, dimostra che la sua è stata una vita priva d’amore.
Lascia che ci sia dolore, abbandonati a questa sofferenza. Passa attraverso questa notte oscura e finirai per incontrare un’alba meravigliosa. Solo dal ventre della notte oscura il sole puo’ innalzarsi. Il mattino puo’ arrivare solo attraverso il buio della notte.
(Con te senza di te, Osho)
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domenica 8 maggio 2016
E' ora di crescere...
Ricordiamoci che nella vita i momenti dolorosi
non arrivano mai per caso: ci colgono quando siamo pronti a sperimentarli.
Perciò non guardate alla sofferenza come qualcosa da ascrivere alla sfortuna,
ma come il segnale che è ora di crescere e passare ad una comprensione più
profonda di voi e della vita.
(Mike
Dooley, L’arte di far accadere le cose)
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sabato 30 aprile 2016
Nella vera amicizia...
Quelli
che abitualmente finiamo per considerare amici e amicizie in effetti sono
soltanto conoscenze e buoni rapporti annodati per qualche circostanza o
beneficio: sono questi che hanno collegato anime diverse.
Nella vera amicizia,
quella che intendo io, le anime si mescolano, si intrecciano, si confondono
l’una con l’altra in un legame così stretto da annullare e far dimenticare la
connessione che le ha unite.
Se qualcuno volesse farmi dire perchè volevo bene
a un amico, sento che potrei solo rispondere: perchè era lui, perchè ero io.
(Michel Eyquem de Montaigne, 1533-1592, filosofo,
scrittore, aforista e politico francese)
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venerdì 22 aprile 2016
Con te senza di te...
Mettiti al servizio dell’amore autentico, cioè dell’amore al suo livello più puro, dona, condividi tutto ciò che hai, e godi nel condividere. Non farlo come un dovere, perchè in tal caso tutta la gioia sparirebbe, e non pensare che stai facendo un favore all’altro, non pensarlo mai, nemmeno per un momento; al contrario quando qualcuno riceve il tuo amore, “tu” hai la sensazione di ricevere un favore. L’amore è grato di essere stato ricevuto. (Con te senza di te, Osho)
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giovedì 14 aprile 2016
L'amore non conosce...
Julian MacKay
L'amore, come tutte le cose che non conoscono nè logica nè misura, non può essere affrontato con la ragione o con il buon senso. (Publio Terenzio Afro, commediografo, 190 a.C.-160 a.C.)
L'amore, come tutte le cose che non conoscono nè logica nè misura, non può essere affrontato con la ragione o con il buon senso. (Publio Terenzio Afro, commediografo, 190 a.C.-160 a.C.)
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sabato 19 marzo 2016
Volevo che si facesse presto giorno...
Quella notte alle quattro mi svegliai strangolato dalla paura, mi buttai fuori dal letto col sudore che si gelava addosso e corsi sul pianerottolo. Improvvisamente avevo sentito nella stanza la presenza di un estraneo, di un altro. La paura mi soffocava, ma rientrai dentro e accesi tutte le luci. Col cuore che mi saliva in gola, frugai sotto il letto, spalancai l'armadio e buttai per aria tutti i cassetti. Dov'era? Chi era? Cercai con tutte le mie forze di non perdere completamente il controllo, e aprii la finestra.
Non c'era nessuno, solo l'acqua delle fontane che cadeva nelle vasche e il rumore di passi dei guardiani sulla ghiaia. E a un tratto pensai che ero io quello che avevo sentito nel letto come un estraneo. Per tranquillizzarmi provai a ricordare qualche versetto della "Bhagavadgita", ma mi venivano sulla bocca solo parole insensate. Tremavo, e ebbi l'impressione di scorgere una faccia che rideva con gli occhi coperti da qualcosa che sembrava una maschera proprio dietro la mia spalla sinistra. Mi voltai di scatto per vedere meglio, ma non c'era più nessuno. Girai ancora per la stanza sudato e nervoso, finchè i piedi scalzi non cominciarono a farmi male, e verso le cinque caddi in un leggero assopimento.
Chi era? Non lo sapevo, e l'unica cosa che volevo era che si facesse presto giorno. (tratto dal libro "Di questa vita menzognera" di Giuseppe Montesano)
Non c'era nessuno, solo l'acqua delle fontane che cadeva nelle vasche e il rumore di passi dei guardiani sulla ghiaia. E a un tratto pensai che ero io quello che avevo sentito nel letto come un estraneo. Per tranquillizzarmi provai a ricordare qualche versetto della "Bhagavadgita", ma mi venivano sulla bocca solo parole insensate. Tremavo, e ebbi l'impressione di scorgere una faccia che rideva con gli occhi coperti da qualcosa che sembrava una maschera proprio dietro la mia spalla sinistra. Mi voltai di scatto per vedere meglio, ma non c'era più nessuno. Girai ancora per la stanza sudato e nervoso, finchè i piedi scalzi non cominciarono a farmi male, e verso le cinque caddi in un leggero assopimento.
Chi era? Non lo sapevo, e l'unica cosa che volevo era che si facesse presto giorno. (tratto dal libro "Di questa vita menzognera" di Giuseppe Montesano)
mercoledì 9 marzo 2016
Diventare appassionato, un tifoso...
Non ha importanza dove si è nati, quando come e dove si sono avuti i primi approcci con il calcio, per diventare appassionato, un tifoso. Il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita. Io abitavo a Bologna. Soffrivo allora per questa squadra del cuore, soffro atrocemente anche adesso, sempre. (Pier Paolo Pasolini)
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sabato 27 febbraio 2016
Non si possono evitare dispiaceri...
Poichè nel corso dell'esistenza non si possono evitare dispiaceri, la scelta del tipo di atteggiamento mentale per affrontarli è molto importante, poichè una mentalità diversa può forse portare a una qualità della vita completamente diversa. (tratto dal libro di Yu Dan "La vita felice secondo Confucio")
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domenica 21 febbraio 2016
La tua vita diventa migliore...
Se non rendi la vita di qualcun altro migliore allora stai perdendo tempo. La tua vita diventa migliore solo rendendo migliore quella di qualcun altro. (Will Smith)
lunedì 15 febbraio 2016
Dire qualche parola ragionevole...
Ogni giorno dovremmo ascoltare una "canzone", leggere una bella poesia, vedere un bel quadro e, se possibile, dire qualche parola ragionevole. (Johann Wolfgang von Goethe, scrittore e poeta tedesco, 1749-1832)
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martedì 9 febbraio 2016
Amo la chiarezza.
Portone Collegiata di S.Michele Arcangelo di Solofra AV
Ateo? Intendiamoci bene, prete, una volta per tutte. Spiarmi, cercare di vedere nella mia anima, stare sempre in ascolto, guardare dal buco della serratura in fondo al mio spirito, cercare fino a dove vanno i miei dubbi, interrogare l'inferno, consultare il suo registro attraverso la sinistra fessura, per vedere che cosa nego e che cosa credo... Non prenderti questa pena inutile. La mia fede è semplice. Te la dico. Amo la chiarezza. (da Atti e Parole, 1852 di Victor-Marie Hugo)
Ateo? Intendiamoci bene, prete, una volta per tutte. Spiarmi, cercare di vedere nella mia anima, stare sempre in ascolto, guardare dal buco della serratura in fondo al mio spirito, cercare fino a dove vanno i miei dubbi, interrogare l'inferno, consultare il suo registro attraverso la sinistra fessura, per vedere che cosa nego e che cosa credo... Non prenderti questa pena inutile. La mia fede è semplice. Te la dico. Amo la chiarezza. (da Atti e Parole, 1852 di Victor-Marie Hugo)
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sabato 6 febbraio 2016
Cerco nei libri la lettera...
Cerco nei libri la lettera, anche solo la frase che è stata scritta per me e che perciò sottolineo, ricopio, estraggo e porto via. Non mi basta che il libro sia avvincente, celebrato, nè che sia un classico: se non sono anch'io un pezzo dell'idiota di Dostoevsky, la mia lettura è vana. Perchè il libro, anche il sacro, appartiene a chi lo legge e non per il diritto ottenuto con l'acquisto. Perchè ogni lettore pretende che in un rotolo di libro ci sia qualcosa scritto su di lui... (dal libro "Alzaia" di Erri De Luca)
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domenica 31 gennaio 2016
Stacca il cervello e...
Non importa quanto possa sembrare piccolo il tuo successo. Festeggia tutte le vittorie. Festeggia anche le vittorie di coloro che ti sono vicini. (tratto da "Stacca il cervello e goditi la vita" di Blair Singer)
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lunedì 18 gennaio 2016
"I mediocri disprezzano il talento. Ci mancherai"
Con una toccante lettera, figlia di una stima infinita, l'allenatore del Trapani Serse Cosmi rende omaggio al suo ex giocatore Felipe Sodinha: "Con me hai giocato 213 minuti da applausi. Sono stati più belli di interi campionati disputati da altri"
"Il
problema vero è che i mediocri hanno sempre detestato il talento, magari
pensando che fosse un dono che avrebbero meritato solo loro. Magari perché
hanno studiato tanto, si sono laureati col massimo dei voti, oppure hanno
incarichi in società di calcio importanti dopo aver frequentato per anni i
sottoscala più putridi del calcio nostrano. Invece no, il Padreterno regala
questo dono pescando anche negli angoli più bui del nostro mondo" -
afferma il tecnico, che poi continua -, Felipe sicuramente ha fatto degli
errori, anche grandi, ma solo la sfortuna, intesa come infortuni seri (cinque
operazioni), gli ha impedito di esprimere quello che avrebbe fatto felice non
solo i suoi tifosi, ma tutti i veri amanti del calcio vero, quello della classe
pura, della tecnica unica, di una fantasia disarmante. Ci mancherai
Felipe".
Un abbraccio Felipe ed un
consiglio: evita tour nazionali per salutare persone che oggi, solo oggi che
hai detto basta, fanno finta di essere dispiaciuti. La maggior parte, non tutti
per fortuna, sono gli stessi che ti hanno voltato le spalle ed ironizzavano
(loro sì) sui tuoi 90 e passa kg. Cerca, se puoi, di regalare a tanti bambini
la tua immensa classe, cercando di insegnargli qualche giocata delle tue...ed i
mediocri torneranno a trovare un nuovo Sodinha su cui accanirsi e, magari così,
a vincere le loro frustrazioni".
Perché
nonostante tutto Sodinha in campo ha incantato. Anche chi non ha potuto
utilizzarlo a dovere. Anche Serse Cosmi, appunto.
giovedì 7 gennaio 2016
Il bisogno di sentirsi...
Tuttavia quando giocavano a quel modo, era più per il bisogno di ‘sentirsi’, di accertarsi fisicamente l’uno dell’altro, piuttosto che per lottare veramente. Fra loro infatti non era mai servito stabilire chi fosse il più forte. Erano alla pari: così doveva essere. In ogni caso avevano il forte bisogno del reciproco toccarsi. Quando guardavano la televisione si rotolavano sul divano, oppure per terra sul tappeto, standosi addosso. Non riuscivano a stare fermi per più di cinque minuti. Si allungavano, si sdraiavano.
domenica 3 gennaio 2016
Era ancora difficile gestire le emozioni...
Ci rivedemmo a settembre, di primo pomeriggio. Andammo a fare un giro in macchina verso la montagna. Andrea mi chiese come andava, gli risposi tutto a posto. Era ancora difficile gestire le emozioni e gli atteggiamenti al suo cospetto, ma stavo sulla strada giusta per vincere la mia battaglia. Mi raccontò della sua estate, era stato di nuovo a Londra, dov'era anche passato a salutare Karin. (dal romanzo di Rossella Luongo "Latte acido")
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venerdì 1 gennaio 2016
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