"Avevo appena sette anni quando la passione del gioco mi conquistò. Una passione che io ho sempre chiamato "vita". Vita d'azzardo. Ma in fondo, piccolo Dani, cos'è la vita, se non un azzardo?"
Risposi con un lieve cenno di assenso. Non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo: nei suoi occhi sfiniti brillava ancora la passione.
Una volta cresciuto, cominciai anch'io a giocare a poker. Ma era il gioco di mio padre, e non sarei mai stato più bravo di lui. Mi aveva insegnato tutto, ma io non sono mai diventato un asso.
Cuori, quadri, fiori e picche erano la sua passione, non la mia.
Mi aveva insegnato una regola di base, valida per qualunque gioco: "Scommetti solo quello che non ti serve. E' fondamentale per evitare di rovinarti la vita, e di rovinarla a quelli che hai accanto. Rispettala sempre, sempre!" mi raccomandava.
(dal romanzo di Albert Espinosa, "Se mi chiami mollo tutto... però chiamami")
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