mercoledì 29 aprile 2015
Non essere altezzosi con...
Non dobbiamo essere altezzosi con gli ignoranti: la loro sensibilità è spesso troppo profonda per sfidare la precisione dei numeri o i ghirigori di una lettera dell'alfabeto. A 11 anni Picasso non capiva ancora l'aritmetica perchè per lui il numero "sette" era una naso capovolto. (Norman Mailer del "New York Times Magazine)
sabato 25 aprile 2015
Sud, scavame ‘a fossa...
Sud, scavame ‘a fossa,
voglio muri’ cu te!
Mmiez’ ‘e penziere d’ ‘a gente
dint’ ‘a chest’aria ‘e turmiente.
Sud, scavame ‘a fossa,
voglio muri’ cu te...
‘Ncopp’ ‘o presepio a Natale,
dint’ a ‘nu cuopp’ ‘e giurnale. (di Pino Daniele)
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domenica 19 aprile 2015
Il porto tranquillo...
Non il giovane è felice, ma il vecchio che ha vissuto una vita bella. Infatti il giovane nel fiore della età è sempre in balia della sorte; il vecchio invece è approdato alla vecchiaia come a un porto tranquillo e di tutti i beni che prima aveva con dubbio sperato ora ha sicuro possesso nella tranquilla gioia del ricordo. (Epicuro dell'isola di Samo, filosofo)
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venerdì 17 aprile 2015
Rapidi fuggono gli anni...
Rapidi fuggono gli anni e non esiste fede o preghiera che possa aiutarti a ritardare l'assalto delle rughe, l'incalzare della vecchiaia e l'ineluttabilità della morte. (Quinto Orazio Flacco "Orazio", poeta)
mercoledì 15 aprile 2015
C'è differenza tra chi ha un amico e chi lo cerca...
Opera di Renso Castaneda.
Tra chi ha un amico e chi lo cerca c'è differenza, come tra il contadino che miete e quello che semina. Il filosofo Attalo era solito dire che farsi un amico dà più gioia che averlo, "come al pittore procura più gioia l'atto di dipingere che l'opera finita." L'attendere con zelo a un lavoro dà di per sé un grande piacere: non ne prova, invece, uno uguale chi, finita un'opera, toglie mano. Gode ormai del frutto della sua arte: dipingendo, invece, godeva dell'arte stessa. I figli adolescenti dànno più frutti, ma da piccoli ci dànno una felicità più dolce. (Lucio Anneo Seneca "Lettere a Lucilio" - Libro Primo, capitolo 9°, paragrafo 7°)
Tra chi ha un amico e chi lo cerca c'è differenza, come tra il contadino che miete e quello che semina. Il filosofo Attalo era solito dire che farsi un amico dà più gioia che averlo, "come al pittore procura più gioia l'atto di dipingere che l'opera finita." L'attendere con zelo a un lavoro dà di per sé un grande piacere: non ne prova, invece, uno uguale chi, finita un'opera, toglie mano. Gode ormai del frutto della sua arte: dipingendo, invece, godeva dell'arte stessa. I figli adolescenti dànno più frutti, ma da piccoli ci dànno una felicità più dolce. (Lucio Anneo Seneca "Lettere a Lucilio" - Libro Primo, capitolo 9°, paragrafo 7°)
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martedì 14 aprile 2015
La via giusta...
Opera di Joseph Sheppard "Volleyball".
Mostro agli altri la via giusta: io l'ho conosciuta tardi e stanco del lungo errare. Grido: "Evitate tutto ciò che piace al volgo e che viene dal caso; fermatevi sospettosi e pavidi di fronte ad ogni bene fortuito: l'esca alletta fiere e pesci e li inganna. Li credete doni della fortuna? Sono trappole. Chi di voi vuole vivere una vita sicura, eviti il più possibile questi beni vischiosi, che tradiscono, noi, poveri infelici, anche in questo: pensiamo di tenerli in pugno e, invece, ci siamo attaccati. (tratto da: "Lettere a Lucilio" di Lucio Anneo Seneca - Libro Primo, capitolo 8, paragrafo 3°)
Mostro agli altri la via giusta: io l'ho conosciuta tardi e stanco del lungo errare. Grido: "Evitate tutto ciò che piace al volgo e che viene dal caso; fermatevi sospettosi e pavidi di fronte ad ogni bene fortuito: l'esca alletta fiere e pesci e li inganna. Li credete doni della fortuna? Sono trappole. Chi di voi vuole vivere una vita sicura, eviti il più possibile questi beni vischiosi, che tradiscono, noi, poveri infelici, anche in questo: pensiamo di tenerli in pugno e, invece, ci siamo attaccati. (tratto da: "Lettere a Lucilio" di Lucio Anneo Seneca - Libro Primo, capitolo 8, paragrafo 3°)
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domenica 12 aprile 2015
Correre insieme, fino alla meta.
Nell'amore non bisogna mai affrettare il piacere. Molto meglio è protrarlo il più possibile, lentamente, con raffinati indugi. Quando scoprirai i punti in cui lei più gode di essere toccata, non lasciarti prendere da vani pudori e toccala. Vedrai i suoi occhi scintillare di tremulo fulgore, come quando il sole brilla in mille scaglie sull'acqua. E poi verranno i lamenti, il delizioso mormorio e i dolci gemiti e le parole più adatte al caro gioco. Ma tu bada di non andare toppo in fretta e di non lasciarla sola troppo presto, e sta parimenti attento che lei non finisca la corsa prima di te. Correte insieme, fino alla meta. Il godimento è pieno quando l'uomo e la donna si abbandonano inerti, vinti nello stesso istante. (Ovidio "Publio Ovidio Nasone" - 43-18 d.C. - Autore fecondo di varie opere di carattere erotico e mondano)
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mercoledì 8 aprile 2015
Accettami come sono stato fatto da Dio e...
Fissai negli occhi Konradin che, al pari di me, era molto turbato. "E tuo padre?" balbettai. "Oh mio padre! Bè, per lui è diverso. Mio padre si disinteressa delle persone con cui sto. Per lui un Hohenfels sarà sempre un Hohenfels. ovunque sia e chiunque frequenti. Forse se tu fossi una ragazza, sarebbe diverso. Probabilmente ti accuserebbe di volermi incastrare e la cosa non gli andrebbe affatto. Certo, se la ragazza in questione fosse immensamente ricca potrebbe, dico potrebbe, pensare all'eventualità di un matrimonio, ma anche in questo caso non credo che oserebbe urtare i sentimenti di mia madre. Sai, è ancora molto innamorato di lei." Fino a quel momento era riuscito a non perdere la calma, ma tutt'a un tratto, travolto dall'emozione, gridò: "Non guardarmi con quegli occhi da cane ferito! Non sono responsabile di quello che pensano i miei genitori. Oppure credi che sia colpa mia? Vuoi forse accusarmi di tutti i mali del mondo? Non ti sembra che sia arrivato il momento di crescere, di smetterla di sognare e di affrontare la realtà?" Dopo questo sfogo si placò. "Mio caro Hans", disse con grande dolcezza, "accettami come sono stato fatto da Dio e da circostanze indipendenti dallia volontà. (dal libro: "L'amico ritovato" di Fred Uhlman)
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martedì 7 aprile 2015
Sai benissimo che sei il mio unico amico.
Cupid’s Hunting Fields - Edward Burne-Jones.
Parole fiere, ma ormai ero sull'orlo del pianto e credo che avrei dovuto interrompermi se Konradin non mi avesse preceduto. "Ti sbagli, non ho nessuna intenzione di umiliarti. E come potrei? Sai benissimo che sei il mio unico amico. E sai che ti sono affezionato più che a chiunque altro. Sai anche che ero molto solo e che, se ti perdo, perderò l'unico amico di cui possa fidarmi. Come potrei vergognarmi di te, se tutta la scuola è al corrente della nostra amicizia, se siamo sempre assieme? E adesso vieni fuori con questa storia! Come osi accusarmi di una cosa simile?" "Ti credo" gli risposi, rassicurato. "Credo a tutto quello che hai detto. Ma perchè eri così diverso? Avresti potuto rivolgermi la parola per un solo istante, dandomi atto di avermi riconosciuto. Non mi aspettavo molto: un saluto, un sorriso, un cenno della mano sarebbero stati sufficienti. Konradin, tu sei un altro in presenza dei tuoi genitori! Perchè non hai voluto che li conoscessi? Dopotutto tu conosci mio padre e mia madre. Dimmi la verità. Dev'esserci una ragione se non mi hai presentato, ma l'unica a cui posso pensare è il timore che io riesca loro sgradito." (dal libro "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman)
Parole fiere, ma ormai ero sull'orlo del pianto e credo che avrei dovuto interrompermi se Konradin non mi avesse preceduto. "Ti sbagli, non ho nessuna intenzione di umiliarti. E come potrei? Sai benissimo che sei il mio unico amico. E sai che ti sono affezionato più che a chiunque altro. Sai anche che ero molto solo e che, se ti perdo, perderò l'unico amico di cui possa fidarmi. Come potrei vergognarmi di te, se tutta la scuola è al corrente della nostra amicizia, se siamo sempre assieme? E adesso vieni fuori con questa storia! Come osi accusarmi di una cosa simile?" "Ti credo" gli risposi, rassicurato. "Credo a tutto quello che hai detto. Ma perchè eri così diverso? Avresti potuto rivolgermi la parola per un solo istante, dandomi atto di avermi riconosciuto. Non mi aspettavo molto: un saluto, un sorriso, un cenno della mano sarebbero stati sufficienti. Konradin, tu sei un altro in presenza dei tuoi genitori! Perchè non hai voluto che li conoscessi? Dopotutto tu conosci mio padre e mia madre. Dimmi la verità. Dev'esserci una ragione se non mi hai presentato, ma l'unica a cui posso pensare è il timore che io riesca loro sgradito." (dal libro "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman)
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domenica 5 aprile 2015
Ero ben deciso di appurare la verità...
Frattanto gli Hohenfels, con incedere lento e maestoso, si facevano sempre più vicini. Procedevano uno accanto all'altro e la contessa, che stava nel mezzo, salutava i conoscenti con un cenno del capo o agitando la mano ingioiellata come se fosse stata un ventaglio, mentre i brillanti che le incorniciavano il collo e il capo emanavano raggi di luce simili a gocce di acqua cristallina. Anche il conte chinava leggermente il capo per salutare e lo stesso fece nel vedere il Presidente della repubblica, il quale rispose con un profondo inchino. La folla si apriva al loro passaggio e la regale processione proseguiva il suo cammino senza incontrare ostacoli, altera e minacciosa. Gli Hohenfels distavano ancora una decina di metri dal punto in cui li attendevo, ben deciso di appurare la verità. Non avevo più via di scampo. La distanza si ridusse a cinque metri, poi a quattro. Tutt'a un tratto Konradin mi vide, sorrise, portò la mano destra al bavero come per togliersi un granello di polvere e... mi avevano già superato. Continuarono ad avanzare con solennità, come se stessero seguendo l'invisibile sarcofago di porfido di uno dei Potenti della terra, procedendo al ritmo di una marcia funebre che nessuno udiva, senza smettere di sorridere e di alzare la mano in un gesto quasi benedicente. Quando giunsero all'estremità del foyer li persi di vista, ma qualche istante dopo il conte e la contessa tornarono, questa volta senza Konradin. Continuarono il loro andirvieni, accettando l'omaggio dei presenti. (dal libro di Fred Uhlman "L'amico ritrovato")
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sabato 4 aprile 2015
Mi vide, ne sono certo, perchè...
Per ultimo veniva il conte, che vedevo per la prima volta, un uomo dai capelli e dai baffi grigi, con una stella tempestata di brillanti che mandava bagliori all'altezza del cuore. Si fermarono un attimo, uniti, superiori, perchè la gente li guardasse a bocca aperta, forti di un diritto conferito loro da novecento anni di storia. Finalmente decisero di avviarsi ai loro posti. Il conte avanzò per primo, seguito dalla contessa, sulla cui bella testa danzava l'aurora boreale dei brillanti. Infine si mosse Konradin che, prima di sedersi, si guardò attorno, salutando con un cenno del capo le persone che conosceva con la stessa sicurezza del padre. Tutt'a un tratto mi vide, ma non diede alcun segno di riconoscermi, poi il suo sguardo riprese a vagare per la platea, si levò verso i palchi e tornò ad abbassarsi. Mi vide, ne sono certo, perchè i suoi occhi incontrando i miei, ebbero un guizzo da cui capii che aveva registrato la mia presenza. Poi il sipario si alzò e tanto gli Hohenfels che noi, appartenenti al volgo, precipitammo nell'oscurità fino al primo intervallo. (tratto dal libro "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman)
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giovedì 2 aprile 2015
Noi non fummo mai così felici come in quelle settimane.....
Scultura di Paul Dubois, "Narcisse".
Non è che Hanna ed io, dopo il primo giorno delle vacanze di Pasqua, non fossimo più stati felici. Noi non fummo mai così felici come in quelle settimane di aprile. Per quanto quella prima lite, e in genere il nostro litigare, fosse falsato, tutto ciò che il nostro rituale del leggere, far la doccia, fare l'amore e star distesi insieme riusciva a schiudere, ci faceva bene. Inoltre, con l'accusa che io non avrei voluto far vedere che la conoscevo, lei si era assunta un impegno. Se io volevo mostrarmi in giro con lei, lei non poteva sollevare obiezioni di principio. "Ah, non volevi farti vedere con me!": questo non le andava certo di farselo dire. E così, la settimana dopo Pasqua, partimmo in bicicletta, quattro giorni a Wimpfen, Amorbach e Miltenberg. Non ricordo più che cosa dissi ai miei genitori. Che andavo insieme al mio amico Matthias? Con un gruppo? Che andavo a trovare un mio vecchio compagno di classe? E' probabile che mia madre, come sempre, fosse preoccupata, e che mio padre, come sempre, trovasse che lei non aveva motivo di preoccuparsi. Non ero stato appena promosso, cosa che nessuno si aspettava da me? Mentre ero malato non avevo speso i miei soldi. (tratto dal romanzo "The Reader" - "A Voce Alta" dello scrittore Bernhard Schlink)
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