Le dissi che era venuto a trovarmi Andrea per fare due chiacchiere nel mio nuovo appartamento sopra il locale. Era situato al primo piano, me l'avevano affittato per poche centinaia di migliaia di lire al mese e per me era stato un vero affare considerata la mia triste situazione economica. "Fantastico!" disse lei, anche se non capii se parlava di Andrea o dell'appartamento. Andrea tornò a farmi visita. Annoiatosi di Anna, rientrò di sghembro nella mia vita e nel mio letto. I suoi occhi erano perle nere che luccicavano dagli zigomi sporgenti, lo sguardo liquido mi pervase tutto. Il portamento sicuro, seducente, sembrava sussurrasse misteriose leggende dell'abbisso cristallino dei suoi silenzi. Andrea mi guardò. Scrutò la mia camera, gli oggetti allineati, il letto di legno. Senza parlare mi avvicinai a lui, sentii quel profumo a me subito familiare. Fui attratto dagli occhi profondi, dalle labbra carnose, dal corpo ambrato. Senza opporre alcuna resistenza mi abbandonai a lui come ne fossi calamitato. Mentre bruciavo di voglia tramutavo le mie pulsazioni in piccoli gesti, ora delicati, ora virili. Fuori l'aria era stanca. La città era appesantita e oppressa dall'afa. I vicini erano al mare, pure il gatto si erano portati. Mi ero abituato al suo miagolio. L'asfalto era cotto dal sole, le vie lunghe e sfocate dal caldo. Solitudine. Sembrava una condizione priva di forme di vita, nè voci nè suoni, un'amorfa dimensione opalescente, senza volume. Abbandono. (tratto dal libro "Latte acido" di Rossella Longo)
Foto 1. Museo Chiaramonti, (Musei Vaticani Roma); 2. Palacio Carlos V Alhambra.
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