Lontananza, problemi quotidiani, vite frenetiche e
difficoltà non allontanano le persone. I veri sentimenti quando non sono
coperti da scuse ma gestiti con volere non si spengono. Le persone le perdi
quando le deludi, quando le uccidi dentro e quando hanno ascoltato fin troppi
"non posso" al posto di sinceri "non voglio". (Silvia Nelli)
sabato 31 dicembre 2016
domenica 25 dicembre 2016
Feliz Navidad
Tanti auguri di buon Natale a te che sei sempre pronto a regalarmi un sorriso.
Tanta serenità, gioia ed emozioni vere, non solo per questo Natale, ma per tutti i giorni della tua vita. (A Febix96)
Tanta serenità, gioia ed emozioni vere, non solo per questo Natale, ma per tutti i giorni della tua vita. (A Febix96)
sabato 24 dicembre 2016
Io scelsi quella meno battuta...
“… Ci teniamo tutti ad essere
accettati, ma dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri, anche
se ad altri sembrano strani e impopolari, anche se il gregge può dire: “Non è
beeeene!”.
Come ha detto Frost: “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta ed è per questo che sono diverso… ”
(Frase
tratta dal film “L’ATTIMO FUGGENTE”)
Come ha detto Frost: “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta ed è per questo che sono diverso… ”
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lunedì 19 dicembre 2016
Dobbiamo staccarci dall’ego...
Se vogliamo trovare porte aperte nella
vita, dobbiamo staccarci dall’ego e lasciarci vivere in quel luogo divino
chiamato “Spirito”.
Ci sono quelle che Lao Tzu chiama Virtù, che sono quattro.
La prima è la riverenza verso la vita, cioè il rispetto. La seconda è la
sincerità, che è molto più dell’onestà. La terza è la gentilezza, che si
manifesta come disponibilità. E la quarta è il soccorso, che si manifesta
offrendoci agli altri.
Queste sono le quattro virtù che Lao Tzu ci chiede di
fare nostre.
(dal film “The Shift”, Il Cambiamento,
Wayne W. Dyer)
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sabato 17 dicembre 2016
Forse ti volevo già bene e non lo sapevo...
The Danube river - Budapest
Ti osservavo. Inconsciamente già desideravo la tua amicizia, ma non fui certo io a farla arrivare. Conoscenze ne avevo, però preferivo vivere il mio tempo diversamente suonando il piano o disegnando. Sapevo di tante storie che succedono nel nostro gruppo, storie di adolescenti senza tempo come oggi ne succederanno. Di te sapevo poco, di te parlavano tanto. A volte bene, a volte male. Forse ti volevo già bene e non lo sapevo, certo è che quella volta che ti sedesti vicino a me ne fui molto felice.
(tratto dal racconto "Amica" di Nadia Maria Mazzullo inserito nel libro "I racconti di Sabaudia")
Ti osservavo. Inconsciamente già desideravo la tua amicizia, ma non fui certo io a farla arrivare. Conoscenze ne avevo, però preferivo vivere il mio tempo diversamente suonando il piano o disegnando. Sapevo di tante storie che succedono nel nostro gruppo, storie di adolescenti senza tempo come oggi ne succederanno. Di te sapevo poco, di te parlavano tanto. A volte bene, a volte male. Forse ti volevo già bene e non lo sapevo, certo è che quella volta che ti sedesti vicino a me ne fui molto felice.
(tratto dal racconto "Amica" di Nadia Maria Mazzullo inserito nel libro "I racconti di Sabaudia")
sabato 3 dicembre 2016
Alzare la voce...
Nuwara Eliya, Sri Lanka
C'è gente, c'è tanta gente, che divide, che spacca, gli umori, finendo quasi per nutrirsi delle capacità di essere fazioso. Terribilmente amato o terribilmente detestato come - secondo alcuni - dovrebbe essere nella competizione. Perchè - sempre secondo alcuni - la competizione è sfida estrema, è scontro e non confronto. E' l'impossibilità di leggere, all'interno di un racconto, le sfumature che accompagnano e scandiscono le parole. Alzare la voce serve troppo spesso ad affermarsi, accentuare se stessi serve troppo spesso a credere di facilitare così la definizione di se stessi. E' vero invece il contrario. Alzare la voce serve, molto spesso, a non farsi ascoltare, proporre la parte di sè meno sfumata è l'anticamera di un dialogho interrotto. (tratto dall'articolo "Quell'uomo che vive nei racconti di papà" di Alessandro Vocalelli pubblicato su Corriere dello Sport il due dicembre 2016)
C'è gente, c'è tanta gente, che divide, che spacca, gli umori, finendo quasi per nutrirsi delle capacità di essere fazioso. Terribilmente amato o terribilmente detestato come - secondo alcuni - dovrebbe essere nella competizione. Perchè - sempre secondo alcuni - la competizione è sfida estrema, è scontro e non confronto. E' l'impossibilità di leggere, all'interno di un racconto, le sfumature che accompagnano e scandiscono le parole. Alzare la voce serve troppo spesso ad affermarsi, accentuare se stessi serve troppo spesso a credere di facilitare così la definizione di se stessi. E' vero invece il contrario. Alzare la voce serve, molto spesso, a non farsi ascoltare, proporre la parte di sè meno sfumata è l'anticamera di un dialogho interrotto. (tratto dall'articolo "Quell'uomo che vive nei racconti di papà" di Alessandro Vocalelli pubblicato su Corriere dello Sport il due dicembre 2016)
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