domenica 3 maggio 2015

Non capivo niente, avevo il respiro...

Il tredici marzo avvenne, però, una cosa del tutto inaspettata. Una sera Andrea mi convinse ad andare al cinema a vedere uno di quei soliti splatter di cadaveri putrefatti e sgorbi genetici. Schifosi. Lo accontentai. Al cinema si spensero le luci e iniziarono i titoli di apertura, poi le prime scene. Mi disse sottovoce che aveva fame e io non persi occasione per evitare quelle scene da voltastomaco. Andai a prendergli una busta di pop-corn e una Coca-Cola: ero contento di prendermi cura di lui, a prescindere dai suoi rifiuti che avvertivo non essere coerenti. Andrea mi ringraziò col suo sorriso a bocca intera, che ricostruivo a memoria data la luce bassa della proiezione. Durante il film infilai la mano sotto il suo cappotto, lo toccai tra le gambe, dentro ai pantaloni, lui non si negò. Finalmente, raggiunsi il suo pene. Lo strinsi, vogliosamente. Diventava sempre più duro. Lui mise la sua mano sulla mia. All'improvviso sentii un calore avvolgermi dentro, un brivido dalle dita irrorarsi lungo le vene fino all'incavo del braccio, espandersi dalle gambe sempre più fitto, denso fino al basso ventre. Non capivo niente, avevo il respiro irregolare, il cuore mi rimbombava nel torace. Non ebbi paura per un attimo, neanche alle scene coi morti viventi. E non mi metteva in imbarazzo l'erezione sotto i miei e i suoi pantaloni. Usciti dal cinema andammo al ristorante cinese, quello all'angolo della strada dover abitavo, proprio sotto casa di Chiara. (tratto dal libro "Latte acido" di Rossella Longo)

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