domenica 22 marzo 2015

Sono ore senza sonno, ma non ore insonni...

Foto di David Hamilton.

Che tempi maledetti sono i periodi di malattia nell'infanzia e nell'adolescenza! Il mondo esterno, il mondo del tempo libero in cortile, o in giardino, oppure per strada, penetra nella stanza del malato solo mediante rumori ovattati. Dentro prolifera il mondo delle storie coi loro eroi, di cui il malato legge. La febbre che indebolisce la percezione e acuisce la fantasia, trasforma la stanza del malato in uno spazio nuovo, famigliare ed estraneo al contempo; dei mostri emergono con le loro smorfie dai disegni delle tendine e della tappezzeria, e le sedie, il tavolo, gli scaffali e l'armadio si ergono come montagne, palazzi o navi, tanto vicini da poterli toccare, eppure così lontani. I rintocchi dell'orologio del campanile, il rombo di una macchina che passa e le luci riflesse dei fari, che perlustrano le pareti e il soffitto della stanza, accompagnano il malato attraverso le lunghe ore della notte. Sono ore senza sonno, ma non ore insonni; non ore di carenza ma di pienezza. Desideri, ricordi, paure e voglie combinano dei labirinti in cui il malato si perde, si ritrova e si riperde. Sono ore in cui tutto è possibile, sia nel bene che nel male. (dal Libro "A Voce Alta" di Bernhard Schlink)

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